“Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato“
Con questa formula i cittadini di origine straniera assumono la cittadinanza italiana. Una pratica per molti di loro lunga anni e anni. Anni nei quali in Italia, e molto spesso a Rivalta, si sono costruiti una famiglia, si sono laureati, hanno trovato un’occupazione. In questi due anni e mezzo mi è capitato molte volte di svolgere questo compito ed è sempre emozionante farsi raccontare le storie, il trascorso, i sogni e i rimpianti. C’è chi lo ha fatto dopo molti anni perchè non voleva recidere l’ultimo legame con la sua terra d’origine, chi invece la considera una cosa naturale perchè qui ha ricostruito le sue radici, chi lo fa per i figli.
In tutte le facce emerge un senso di gratitudine verso il nostro Paese e di liberazione da una situazione di limbo nel quale sono stati troppo tempo.
Tutti si sentivano italiani da un pezzo. Spesso sono arrivati accompagnati da tutta la famiglia in quello che per loro è stato un vero giorno di festa. Ho conferito la cittadinanza alla mamma di un ragazzino di dieci anni che ho visto crescere nel mio quartiere, ai genitori di due bambini che sono andati in classe con mio figlio Tommaso, a Cristi che era nel pieno della sessione di esami al Politecnico – e che è venuto vestito in pantaloncini;-) – e in ultimo all’intera famiglia Herghilegiu, mamma, papà e figlia Cristina che nel pomeriggio doveva andare a dare un’esame alla facoltà di di Economia.
Belle storie e belle facce, lontane dalla narrazione che qualche politico fa dell’immigrazione. Facce e storie con cui condividiamo quotidianamente le fatiche e le gioie della vita, facce e storie che sempre più dovranno integrarsi nella vita politica e sociale del nostro Paese, facce e storie che mi sono portato a casa.
Credo sia arrivato il tempo per riformare le norme per la concessione della cittadinanza italiana (qui un po di dati e analisi), e soprattutto introdurre il principio dello ius soli – due parole su cui sciacalli e odiatori seriali hanno fatto fortuna – perchè chi oggi non sta prendendo la cittadinanza italiana sono i bambini, ragazzi, giovani che nascono in Italia, crescono in Italia, studiano nelle scuole e università italiane e spesso fanno da ponte tra la loro famiglia e la società italiana.
Chissà se questo Parlamento riuscirà in questa impresa. Onestamente ci credo poco, ma ci spero con tutto il cuore.