Pubblico di seguito l’intervento che ho tenuto in Chiesa il giorno dei funerali del nostro Sindaco Nicola de Ruggiero.
Grazie don Stefano, a te rivolgo subito un pensiero di fraterna gratitudine e riconoscenza per esserci stato accanto, con la preghiera e con la parola, in questi giorni e per avermi consentito di rivolgere da qui un ricordo e un pensiero per Nicola, il nostro Sindaco.
Un saluto affettuoso anche a don Paolo e don Dario, gli altri due parroci che insieme a don Stefano hanno il compito di guidare il cammino spirituale dei rivaltesi ed un grazie ad un altro caro amico di Nicola, don Luigi Ciotti, da due anni cittadino onorario della nostra Città.
Don Luigi è una presenza importante per la nostra comunità, come importanti per Rivalta sono le attività del suo gruppo a cui il nostro Sindaco è sempre stato molto legato
Un abbraccio a Patrizia, Gabriele, Irene ed Enrico e a tutta la grande famiglia del nostro Sindaco che hanno voluto condividere con noi il loro dolore, che certamente è privato ma che, come potete vedere dalle tante persone che sono qui oggi, è un dolore collettivo.
Nicola, lo sapete, è stato sindaco di questa città per tredici anni e l’ha amata fino alla fine. L’ha amata perché ha saputo conoscerla e capirla, proprio come i rivaltesi hanno imparato a conoscere e ad apprezzare lui, nonostante non abbia mai nascosto le sue origini partenopee, il suo spiccato accento del sud – tanto empatico quando serviva per entrare in sintonia con le persone – e il suo tifo per il Napoli, in una città a forti tinte bianconere. Con Rivalta ha avuto sempre un rapporto speciale e credo che le parole che ho sentito pronunciare ieri al mercato da tante persone «è mancato uno di famiglia» raccontino proprio di un legame particolare.
Per questo motivo ringrazio la famiglia a nome di tutta la comunità, perché ha deciso che Nicola rimanesse qui, in questa città, anche nel suo ultimo viaggio.
Tutti abbiamo incontrato Nicola mentre passeggiava per Rivalta, al mercato, nei bar, nelle piazze. Perché a lui piaceva stare in mezzo alla gente, piaceva capire gli umori della città dalle parole, dai visi e dalle espressioni dei rivaltesi. Solo così – ci diceva – si possono davvero comprendere i bisogni, le necessità e perfino i sogni delle persone, per poi provare a tradurre quelle aspettative in progetti ed azioni.
Così ha sempre interpretato il suo ruolo di amministratore pubblico e di politico. “Politico”, sì, perché Nicola era un appassionato della politica, di quella politica che altro non è se non la ricerca costante del bene comune e dell’interesse collettivo. Che non devono aver paura del compromesso e dalla gradualità e allo stesso tempo non devono mai rinnegare i valori e i principi, gli stessi a cui ha ispirato la sua vita pubblica e – permettete che lo dica perché lo conosco e lo frequento da più di vent’anni – quella privata.
Ed è il valore dell’accoglienza l’unico su cui qui voglio soffermarmi, quello che meglio definisce la sua figura.
Un valore che sempre ha difeso, al punto da volere che Rivalta diventasse quella “terra di accoglienza” che è oggi, una comunità dove – amava ripetere – le famiglie possono far crescere i loro figli. Parlava di accoglienza ben prima di questi periodi così difficili, in cui individualismo e paura di non farcela ci portano a vedere nemici dappertutto.
Primo tra i sindaci piemontesi, si è impegnato a garantire l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo, ragazzi ospitati al Dojrone che con quel gesto hanno visto salvaguardato il loro diritto alla salute, al lavoro e alla casa.
Per questo siamo sicuri che Nicola condivida la scelta che insieme a Patrizia e ai suoi figli abbiamo fatto di sostenere i progetti di accoglienza portati avanti dalla nostra comunità Il filo d’Erba.
In questi giorni tante persone hanno voluto esprimere un pensiero, lasciare un ricordo, raccontare un aneddoto o un episodio di vita vissuta insieme a Nicola. Lo hanno fatto su facebook, piazza virtuale e strumento di confronto di cui proprio Nicola ha subito compreso l’importanza, ma si è sempre testardamente rifiutato di capirne il funzionamento. Tra i tanti, mi ha colpito il racconto fatto da chi oggi ricorda il suo primo incontro con Nicola, avvenuto sugli spalti del nostro campo da calcio.
«Tu sei il ragazzo sardo? Vedrai ti troverai bene» ha detto il sindaco dopo le presentazioni. E in quel «ti troverai bene» c’era l’augurio e la certezza che sarebbe stato così, perché così era successo per lui. Un po’ perché è sempre stato un inguaribile ottimista, e lo è stato fino alla fine. Un po’ perché Rivalta lo ha davvero accolto insieme alla sua famiglia più di trent’anni fa.
Dicono che c’è un tempo per seminare / E uno più lungo per aspettare / Io dico che c’era un tempo sognato / Che bisognava sognare. Sono i versi che chiudono la canzone C’è Tempo di Ivano Fossati, tre strofe che Nicola citava spesso, anche quando ci sedevamo intorno a un tavolo per le riunioni della giunta. È una canzone che parla di speranza e della fatica che costa, giorno dopo giorno, guadagnarla e tenerla viva.
Permettetemi in chiusura un pensiero personale. In questi anni ho indossato la fascia tricolore in molte occasioni. Da domani questa fascia peserà un po’ di più. Ieri ho chiesto agli assessori, ai dipendenti e ai consiglieri comunali di aiutarmi in questo percorso. Oggi, qui, rivolgo un appello anche alla comunità rivaltese e a chi ha voluto bene a Nicola affinché mi aiutiate tutti a continuare il cammino che insieme abbiamo avviato.
Qui il link della cerimonia funebre: https://fb.watch/5S3kBxjkrM/