Pubblico l’intervento che ho svolto in occasione della giornata della Festa della Repubblica
Finalmente ci rivediamo negli occhi, finalmente una manifestazione civile in cui possiamo ri-trovarci insieme. Certo ancora con le mascherine e tenendoci fisicamente a distanza, ma finalmente non c’è più solo una telecamera davanti e un pubblico a guardare e ascoltare dietro uno schermo.
Qualche giorno fa mi è ritornata tra le mani una bella e nota frase del Presidente Pertini che dice così: “Vedete, giovani, io alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie.”
La pronunciò nel consueto messaggio di fine anno nel 1979.
Erano anni bui, anni segnati dal terrorismo, erano gli anni di piombo che tante morti innocenti aveva fatto nei dieci anni precedenti. Fa venire i brividi ancora oggi pensare che solo 8 mesi dopo quelle parole, il 2 agosto del 1980, una bomba scoppiò alla stazione di Bologna provocando la morte di 85 persone.
Erano anni in cui proprio tra i più giovani era facile, per chi predicava la lotta armata, trovare proseliti e braccia.
Ma proprio quella frase conserva ancora oggi tutto il suo valore e la sua attualità.
Il Presidente Pertini non voleva certo dire che dobbiamo accontentarci di una cattiva democrazia, ma ci ricorda, questo sì, quanto rischiosa e pericolosa sia una dittatura.
In questi lunghi 75 anni, anche dopo quei terribili due decenni, in molte occasioni noi italiani abbiamo giustamente criticato la nostra democrazia: la degenerazione dei partiti con Tangentopoli, le tanti morti sul lavoro, le mafie che imperversano indisturbate sul nostro territorio, le tragedie dei terremoti, delle inondazioni e le mancate ricostruzioni, sino all’ultima sciagura che ha colpito proprio la nostra Regione al Mottarone. Tutti questi fatti, e mille altri ancora, hanno dimostrato plasticamente la debolezza della nostra Repubblica.
Pertini con quella frase ci esortava a costruire una democrazia migliore, una democrazia che per quanto imperfetta – lo diceva anche Churchill – resta sempre il sistema di governo migliore.
Non invitava i giovani a rassegnarsi e non dobbiamo certo farlo oggi, 42 anni dopo quel messaggio.
Dobbiamo continuare a batterci affinchè questa nostra giovane democrazia, questa nostra giovane Repubblica, migliori e sia sempre più rispondente ai bisogni dei cittadini, garantisca sempre più opportunità di lavoro, di solidarietà e di salute.
Certo non possiamo pensare che questa missione sia delegata esclusivamente ai nostri rappresentanti: dal comune al Parlamento.
Occorre che ciascuno di noi faccia la sua parte, in ogni contesto lavorativo e sociale nel quale lavora ed opera.
La conquista di 75 anni fa, e prima ancora la sconfitta del nazifascismo, non devono essere considerate acquisite. La nostra democrazia, come ama ripetere il Presidente Mattarella, è una pianta che va innaffiata e curata ogni giorno.
In questi lunghi 15 mesi abbiamo dato prova come comunità rivaltese di una grande maturità. Abbiamo attraversato insieme momenti difficili in cui lo scoramento, la rabbia e la frustrazione potevano prendere il sopravvento.
Per questo le poche voci isolate di chi grida ancora oggi alla “dittatura sanitaria”, alla “privazione ingiustificata della nostra libertà”, le trovo irrispettose e sbagliate.
Vediamo ogni giorno la differenza tra una democrazia e una dittatura: la vediamo nei barconi dei disperati che cercano di lasciarsi alle spalle miseria e guerra; la vediamo negli arresti e nelle regole processuali inesistenti in moltissimi paesi, la vediamo nella gestione della pandemia in tanti posti del nostro Pianeta.
Non sempre la nostra democrazia è all’altezza dei principi espressi nella Carta Costituzionale e delle attese degli italiani. L’enorme sfida che abbiamo di fronte oggi deve far emergere le migliori energie. Qui ci giocheremo non solo il nostro futuro economico, ma anche – e ancora prima – la tenuta della nostra Repubblica.
Anche gli amministratori di Rivalta – noi che abbiamo l’onere di governare ancora qualche mese, e poi chi ci sarà dopo le prossime elezioni amministrative di ottobre – devono fare la propria parte.
Perchè la nostra Repubblica, che oggi festeggiamo, non è solo a Roma, al Quirinale.
E non solo perché lo recita l’art. 114 della Costituzione “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”, ma perchè tra tutte le articolazioni dello Stato i Comuni sono quelli che conservano la maggior fiducia dei cittadini.
Per questo sento profondamente il senso di questa giornata, perchè sono convinto che spetta a noi, alle comunità locali, difendere i valori della Carta Costituzionali, farli vivere ogni giorni e amare la nostra, seppur imperfetta, Repubblica.