DUE ANNI SENZA NICOLA: IL MIO RICORDO

Permettetemi di iniziare ringraziandovi tutti subito: don Paolo, consiglieri comunali, assessori, dipendenti del Comune, cittadini. La vostra presenza mi riempie il cuore e spero mi aiuti a reggere il peso dell’emozione che provo. Un saluto affettuoso ad Enrico con la preghiera di rivolgere anche a Patrizia, Irene e alla famiglia di Nicola un forte abbraccio, che è l’abbraccio di tutta la comunità rivaltese.

Due anni fa ci lasciava Nicola de Ruggiero, il nostro Sindaco.

Non è ancora facile per me parlare di questo addio, o arrivederci per chi crede. Ricordo ancora con tristezza i mesi della malattia, la sua testardaggine nel voler comunque partecipare agli appuntamenti rivaltesi, la voglia di continuare a controllare di persona alcuni cantieri, la curiosità di sapere come procedevano le cose in Comune.

Un modo, visto con gli occhi di oggi, per allontanare il pensiero della malattia.

L’ho conosciuto da ragazzo, Nicola, quando ho iniziato ad occuparmi di politica a Rivalta insieme a tanti altri amici e compagni.

Per me, come per molti di voi, è stato subito molto facile entrare in sintonia con Nicola: sarà stata la stessa fede calcistica, le comuni origini meridionali o più probabilmente la sua capacità di ispirare simpatia e curiosità in chi gli stava accanto.

Mi ha poi voluto con sé nella sua esperienza in Regione e poi, insieme a molti rivaltesi, gli abbiamo chiesto di riprovare a fare il Sindaco. È stata anche quella una straordinaria esperienza, umana e politica, da cui io, ma credo anche chi ha condiviso con lui quei troppo brevi quattro anni, ho imparato molto.

Uno stile vivace e scanzonato, un’attenzione tanto alle piccole questioni quotidiane quanto ai grandi progetti. Uno stile amichevole e popolare che lo fanno riconoscere subito come il Sindaco di tutti, amato e rispettato.

C’è stato un aspetto che mi ha colpito e impressionato molto e che testimonia più di mille parole il modo di fare il Sindaco di Nicola. Lui smise di fare il Sindaco nel 2002 e dal giorno dopo non si occupò più, per scelta, di Rivalta. Decise con la sua famiglia di trasferirsi a Torino, mettendo anche una distanza fisica con Rivalta. Tornato nel 2017, quindici anni dopo, ed era non se ne fosse mai andato: tutti si ricordavano di lui e anche chi non lo aveva conosciuto riusciva subito ad entrare in confidenza.

Aveva un solo limite, e di questo ne scherzavamo sempre. Non ricordava tutti i nomi e quindi i suoi “ciao caro”, “ciao bella” o il più famoso “carissimo” sono diventati per noi un modo per scherzare e prenderci in giro. Ma le facce e le storie, quelle sì, le ricordava tutte.

Ognuno di noi ha un ricordo personale di Nicola: una chiacchierata, una passeggiata nelle vie di Rivalta, una telefonata, una discussione in ufficio a parlare dei progetti rivaltesi o delle questioni di attualità.

Vedo Enrico e penso a quanti viaggi in macchina insieme avete fatto per accompagnarti agli allenamenti e alle partite.

Lo raccomandava anche a me: “accompagna Tommaso e Alice alle loro iniziative, perché in quel tempo trascorso insieme capisci come è andata la giornata e cosa gli passa per la testa”. Ognuno credo conserva gelosamente nel suo cuore aneddoti, esperienze e raccomandazioni.

Non è facile per me parlare di Nicola, né voglio che questo appuntamento diventi solo un mio ricordo personale.

Tante volte in questi due anni abbiamo pensato a lui, quando abbiamo portato a compimento scelte che erano nate sotto la sua guida, magari adeguandole a nuove esigenze emerse dal post covid. Progetti anche solo abbozzati nel corso delle riunioni di giunta grazie alla sua visione di Rivalta, la città che «non era l’ultima della Valle di Susa, ma la prima della cintura torinese» come amava sempre ripetere.

Subito dopo la sua scomparsa i giorni sono stati frenetici: abbiamo dovuto procedere a tappe forzate, per approvare il bilancio, per portare a compimento alcuni progetti, per organizzare le elezioni.

Forse non c’è stato il tempo per elaborare completamente questo lutto, che ha pesato e pesa ancora.

Ma a distanza di due anni vorrei poter dire che Nicola sarebbe orgoglioso di noi, della strada fatta per Rivalta e per i suoi cittadini da tutti. Dal Consiglio Comunale, passato e presente, sempre pronto a confrontarsi e discutere per il bene di Rivalta, dalle associazioni che hanno continuato a far vivere il nostro paese, dai commercianti per i quali aveva sempre un occhio di riguardo e soprattutto dai cittadini, che continuano ad apprezzare alcune delle scelte che insieme abbiamo compiuto.

L’orgoglio era un punto che lui rimarcava spesso nei suoi discorsi: l’orgoglio di far bene il proprio lavoro avendo come obiettivo una città migliorata, moderna nei servizi, nelle opere pubbliche, nella viabilità.

Questo voleva Nicola: una città di cui andare fieri, nella quale i cittadini fossero orgogliosi di vivere, parte di una comunità coesa che non avesse nulla da invidiare alle città più grandi.

Ti salutiamo Nicola, oggi come due anni fa, nella Rivalta che hai scelto come ultima tappa del tuo viaggio. Lo facciamo con un “ciao caro”, come dicevi sempre ai tuoi concittadini che incontravi per strada e che era il tuo tratto distintivo.

Ti saluto amico mio con le la parole di Josè Saramago, straordinario scrittore portoghese premio Nobel per la letteratura nel 1998: «Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere».

Rivalta di Torino, 19 aprile 2023