
Un saluto a tutti voi e un ringraziamento particolare alla Banda La Rivaltese per l’accompagnamento musicale che dà ancora più solennità e importanza a questo nostro appuntamento. Saluto i rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, i consiglieri comunali, i membri della mia Giunta, le associazioni presenti.
Ci troviamo come ormai tradizione a festeggiare il 2 giugno – Festa della Repubblica nel suo 78esimo anniversario di nascita – davanti al monumento degli Alpini, che ringrazio per la loro preziosa presenza in queste occasioni.
Monumento che è stato riqualificato nelle settimane scorse proprio grazie agli stimoli e alle giuste e sacrosante segnalazioni di un anno fa, di un consigliere comunale che purtroppo oggi non è più con noi. Mi riferisco a Pietro Carbone che con la sua sedia a rotelle non riusciva ad arrivare fino a qui dove sono io adesso – mi diceva che per questo non poteva fare il Sindaco di Rivalta -, non riusciva a rendere omaggio a queste pietre e a ciò che rappresentano.
A lui vorrei dedicare questa giornata. A lui e ai tanti che si battono per vedere affermati i propri diritti per la piena partecipazione alla vita della nostra Città, che passa anche attraverso questi momenti.
Ce lo impone la nostra Costituzione e ce lo dice proprio all’inizio: sia all’articolo 2 che recita testualmente “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, sia nel secondo comma dell’articolo 3 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
La nostra Costituzione, come scrive Rosario Esposito La Rosa, giovane professore, scrittore ed editore, originario di Scampia e nominato nel 2016 Cavaliere del Lavoro, è “la più bella delle poesie italiane perchè come nelle poesie anche chi ha scritto quegli articoli ha dosato, pesato, scelto le parole con la stessa cura con cui Leopardi e Dante componevano i loro versi.”
Proprio quei versi ci obbligano quindi a lavorare concretamente ogni giorno per rimuovere tutti gli ostacoli, anche quelli infrastrutturali, affinchè tutti si possano sentire eguali ed avere le medesime opportunità. Lo dobbiamo, ciascuno nell’ambito in cui opera e lavora, ai nostri figli e nipoti e lo dobbiamo ai tanti, tantissimi, che persero la vita per ridare al nostro Paese prima la Libertà e poi la Democrazia.
Libertà e Democrazia che non sono mai una conquista definitiva.
Lo vediamo ogni giorno noi amministratori locali nelle difficoltà con cui cerchiamo faticosamente di applicare i principi della Costituzione, lo vediamo nel dibattito politico nazionale tutte le volte che assistiamo a comportamenti e sceneggiate che poco hanno a che vedere con il decoro e il rispetto che si deve alle Istituzioni e lo vediamo quando i tanti Pietro Carbone non riescono a vedere affermati e tutelati i propri diritti, non riescono a superare gli ostacoli che la società gli pone davanti.
Libertà e Democrazia che sono sempre conquiste da difendere, lavorando giorno per giorno, senza aspettare che la miccia del populismo e della voglia dell’uomo forte – sempre presente anche nel nostro Paese – si riaccenda.
Ce lo abbiamo impresso nel nostro passato e ancora di più ce lo ricorda il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che nel corso del suo intervento il 28 maggio scorso in occasione del cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana ha usato parole forti, chiare ed inequivocabili.
“Gli ideatori, gli esecutori, i complici di quella strage – ha detto il Presidente – volevano riportare il tempo indietro: a una stagione oscura, segnata dall’arbitrio della violenza, dalla sopraffazione e sfociata nella guerra. Contro la Repubblica che, nata dalla Resistenza, aveva indicato le sue ragioni fondanti nella democrazia, nella libertà, nel pluralismo, nella solidarietà, principi scolpiti nella Carta Costituzionale.”
Quel tragico e drammatico momento è stato preceduto, proprio in quei territori, da numerosi e gravi episodi: pestaggi, intimidazioni, attentati neofascisti contro le sedi di istituzioni, scuole, sindacati, cooperative, forze dell’ordine, giornali. Armi, bombe ed esplosivi erano stati scoperti e sequestrati ad alcuni estremisti di destra.
Erano presenti e visibili quindi i germi dell’odio. Bisognava saperli leggere e fermare, ma all’epoca la nostra Democrazia era ancora giovane e fragile e le forze antidemocratiche occupavano ancora posti di primo piano nei gangli vitali della società, delle istituzioni, delle forze armate.
La strage di Brescia non fu un caso isolato. Chi ha vissuto quegli anni ricorderà Piazza Fontana, Gioia Tauro, Peteano, la Questura di MIlano e poi ancora l’Italicus, la stazione di Bologna. Una sequenza impressionante di eventi sanguinosi che si sommano agli attentati delle Brigate Rosse e di altri gruppi eversivi – neri e rossi – che provarono a rovesciare lo Stato e la Democrazia e fare carta straccia della nostra Costituzione.
Libertà come il presupposto principale per poter esercitare i diritti espressi nella Costituzione e Democrazia quale forma di governo dove il potere è esercitato dal popolo, come la forma più umana di gestire l’organizzazione e la crescita di un paese e libertà.
Libertà e Democrazia, i due doni che gli elettori del 2 giugno del 1946 ci hanno dato scegliendo la Repubblica e mettendo così le basi per la scrittura della nostra Carta Costituzionale che, per usare le parole di Giovanni Goria, astigiano ed ex Presidente del Consiglio dei Ministri prematuramente scomparso 30 anni fa, “non è solo la Costituzione del nostro passato, ma anche quella del nostro futuro.”
Viva l’Italia, viva la Repubblica!
Sergio Muro, 2 giugno 2024
