LE RADICI SONO BEN PIANTATE. BUON VIAGGIO MIMMO

Radici. Se c’è una parola che per me descrive te, Mimmo, quella è proprio radici.

Le radici, ben piantate nella tua terra di nascita. Quella Calabria in cui tornavi tutte le volte che potevi e che sei andato a salutare ancora qualche mese fa e che anch’io, calabrese d’adozione, ho imparato ad amare. Quella terra crudele – come canta Brunori queste sere al Festival di Sanremo – in cui la neve si mescola al miele e le persone buone portano in testa corone di spine. Una bella canzone per cui sono certo anche tu farai il tifo. Quella terra piena di contraddizioni che ti ostinavi a raccontare nelle sue eccellenze, nelle sue primavere di speranza e nelle sue pagine più drammatiche.

Le radici, ben piantate nella tua comunità. Nonostante i tanti anni romani a servizio del Paese, ti sei sempre sentito un rivaltese attento e partecipe, presente e curioso. L’Atlavir e il Gruppo Sportivo Tetti Francesi – perché lo sport è stata un’altra delle tue passioni – ma anche le tante associazioni di volontariato, gli Alpini di cui ti sentivi ancora parte, i rivaltesi. Anche tanti di loro sono qui a salutarti, riconoscenti della tua presenza che, nonostante gli impegni più lontani, ti ha portato spesso a incrociare il loro cammino. 

Le radici, ben piantate nella tua comunità politica. Quella parte che guarda al mondo dei più fragili, di chi ha più bisogno e sogna ancora di cambiare le ingiustizie e le storture di questo mondo. Di chi si ostina, nonostante tutto, a inseguire l’utopia di un mondo migliore. Lo hai fatto con nobiltà d’animo, con coraggio, con quella tensione morale che oggi è sempre più rara. Non hai mai inseguito la mediocrità di chi si accontenta di assecondare le chimere dal facile consenso. Hai navigato il mare dell’impegno politico e sociale senza paura della tempesta, senza nostalgia per le sicurezze della terraferma. Perché sai che la vita vera non si trova nella comodità, ma nel viaggio.

Le radici, ben piantate nella prossimità, con quest’ultimo regalo che ci hai fatto nel prenderti cura del nostro consorzio socio assistenziale. Un impegno che hai affrontato sino all’ultimo con amore e dedizione e che è stato al centro delle nostre ultime chiacchierate, anche quando le forze ormai ti stavano lentamente abbandonando. Una restituzione, dicevi, per tutto quello che la politica ti ha dato. Sarà nostra cura far crescere la casa che insieme stavamo costruendo, affinchè diventi fiore e frutto per la nostra comunità.

Le radici, ben piantate nella fede. Quella fede che rivendicavi con orgoglio, che faceva parte del tuo essere marito, papà, nonno, deputato, attivista, militante, compagno. Quella che ti ha spinto ad impegnarti nell’associazionismo cattolico sin da giovane. Sei stato un testimone autentico di quella forza interiore che non si piega alle convenienze, che non si lascia sedurre dall’effimero, ma che sceglie sempre la via della Verità, anche quando è la più difficile. Di chi si sente a casa nelle proprie scelte. Oggi la chiamano “resilienza”, un tempo la si chiamava “forza d’animo”. I greci la chiamavano tymoidés, e sapevano che la sua sede era nel cuore.

Le radici, ben piantate nella tua famiglia che oggi lasci solo fisicamente. Giovanna e Mimmo, quasi una parola sola negli ultimi anni, insieme felici, sorridenti e disponibili. Una bella famiglia quella che hai, che avete costruito e che saprà far tesoro dei ricordi, degli insegnamenti e dei rimproveri – perchè ci sono stati per tutti anche quelli. Lo dice anche il Vangelo, “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.”

Hai ragione Giovanna, Mimmo aveva ancora tanto da offrire, da raccontare da insegnare a noi e a voi. Lo farà lo stesso. E noi lo riconosceremo nei gesti e nei segni che siamo certi non mancherà di inviarci. 

Hai ragione Giovanna quando ci dici che ancora lunga era la vita che finalmente potevate passare insieme, ma so che conservi, come me, ancora nel cuore un passo del Cantico dei Cantici “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione”. Se non potrà far tornare indietro Mimmo, sicuramente ti aiuterà a ricordare gli anni passati insieme e la promessa di quel giorno.

Caro Mimmo, ci siamo conosciuti quasi 30 anni fa. Tanti i ricordi di una vita vissuta insieme. Mi sei stato accanto nei momenti più difficili e in quelli, che non sono mancati, di festa e gioia. Ne ricordo uno ancora oggi. Era il 15 luglio 2006, io e Manu ci sposavamo e con molto piacere, e anche un po’ di stupore, ti abbiamo visto insieme a Giovanna nella Chiesa di Pasta a celebrare con noi quel giorno così importante. E’ stato un bel regalo ed un ricordo che portiamo nel cuore.

Oggi, mentre ti salutiamo, ci resta la tua eredità più grande: il tuo esempio, il tuo invito a non smarrire il senso dell’esistenza, a non confondere l’equilibrio con la rassegnazione, la prudenza con la paura. Ci resta il tuo cuore, che ha sempre animato le tue idee.

Ciao Mimmo, che la terra ti sia lieve.

Rivalta di Torino, 15 febbraio 2015